Detesto i libri dalle molte copie vendute e scritti a tavolino, quelli che puoi comprare sugli scaffali del supermercato insieme alla passata di pomodoro in offerta e al detersivo per la lavatrice. A mio discapito devo dire che ricorro a questa tipologia di acquisti solo d’estate, quando sono al mare e la bellezza del contesto ti permette di sopravvivere anche ad una brutta lettura.
La Strega di Camilla Läckberg rientra per me a pieno titolo in questa categoria di libri da spiaggia.
Esaminiamo gli ingredienti per comporre un best-seller estivo.
Dunque, per cominciare, cavalchiamo l’onda dei noir svedesi che hanno invaso il mercato dopo il successo della trilogia Millennium ( naturalmente senza essere Stieg Larsson e senza avere come protagonista un personaggio convincente come Lisbeth Salander), poi prendiamo un po’ di argomenti di attualità tipo omicidio non di una ma di due bambine, facendo aleggiare il sospetto di pedofilia, aggiungiamo qualche rifugiato politico sempre buono e eroico, un pizzico di omosessualità e infine un po’ di disagio giovanilee bullismo e una bella stragi di coetanei nelle scuole da parte di adolescenti fuori di testa. E il gioco è fatto.
Ma, con un tocco di “originalità”, la Läckberg aggiunge anche, alternandoli a quelli in cui parla dell’infanticidio, dei capitoli ambientati nella Svezia del 1600, descrivendo la fine orribile di una donna accusata di essere una strega. Cosa c’entrino con il resto del giallo è una domanda che resta inevasa: mi aspettavo almeno che, prima o poi, in un capitolo o in un altro, le due storie si fondessero, per esempio che la strega fosse , che ne so, una lontana antenata di uno dei protagonisti, che si parlasse di una maledizione dei luoghi, qualunque cosa e invece nulla , non c’è rapporto .Le due storie procedono parallele senza mai incrociarsi. Viene il sospetto che il titolo del libro La strega sia un’altra di quelle terribili strategie di marketing per aumentare le vendite e nulla di più.
Insomma una lettura pesa e deludente. Non lo consiglio
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