Cosa hai fatto al labbro?


Donata, già da qualche minuto, è seduta alla scrivania del suo ufficio. Ha timbrato in perfetto orario e sta per mettersi al lavoro.

Vede arrivare Gabriella, la collega con cui divide la stanza, tutta affannata.

E’ tutta intabarrata con una sciarpa che le copre il viso.

” Che strano ” pensa ” è freddo ma non da sciarpa”.

L’altra la saluta dandole le spalle, mentre appende le sue cose e va a sedersi alla scrivania, veloce come una lepre che scappa da una muta di cani; il computer impedisce che la si veda bene in volto.

Ma, nonostante queste manovre , Donata si accorge del labbro gonfio dell’altra.

” Ci risiamo. L’ha picchiata di nuovo”.

Apre la cartella di una pratica, la sfoglia , ma non riesce a leggere. “Che cosa devo fare? Le chiedo cosa ha fatto al labbro così mi da la solita risposta: sono caduta? Non posso fare finta di nulla, anche se se lo meriterebbe. Questa storia va avanti da quando la conosco “.

“Cosa hai fatto al labbro?”

“Nulla , sono caduta”

“Risposta come da copione” Donata chiude di scatto il faldone che ha davanti e replica con voce acuta e alterata “Non prendermi in giro. Ti ha picchiata di nuovo, vero?”

Per tutta risposta Gabriella si mette a piangere.

Oscillando fra irritazione e solidarietà Donata prova a insistere ” Ma insomma, quando ti decidi a piantarlo? Non lo vedi che è solo un violento?”.

“Non è vero” Gabriella replica con tono belante ” E’ anche molto dolce, mi ha chiesto scusa”

“Si, lo so e ti ha promesso che non lo farà più, come tutte le altre volte”.

Gabriella annuisce, singhiozzando.

“Senti cara, te lo dico in amicizia, devi farti aiutare. La violenza non è amore. Perchè non senti un avvocato o non chiami quel numero verde, mi pare che sia il 1522, che passa sempre in televisione. Ci saranno di sicuro persone competenti che sapranno dirti, meglio di me, cosa fare”.

“Lo farò, non ti preoccupare. Dai , mettiamoci a lavorare, siamo in ritardo”.

“Si , lo farò me lo ha detto già mille volte”.

Donata sospira, scuote la testa e, resa muta dalla propria impotenza, affronta la noiosa pratica che ha davanti.

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