Il tanto decantato ultimo lavoro di Nanni Moretti “Il Sol dell’avvenire” non mi è piaciuto per nulla.
Il film è appesantito da uno sfoggio di continue citazioni, che, a casa mia, non vuole dire essere colti ma saccenti e supponenti.
E’ recitato malissimo: la palma di peggiore attore va a Moretti stesso, che ha una voce sgradevole e stonata e l’espressività facciale di una mummia egiziana.
Veniamo alla trama: il film è un film su un film, anzi due, di cui si narra la produzione, che non è proprio un’idea nuovissima.
Mi vengono in mente numerosi autori che hanno usato l’espediente narrativo di girare una pellicola in cui si descrive la regia di un film e che non citerò per non incorrere nello stesso errore di Moretti di fare sfoggio di erudizione.
Del secondo film è presto detto. Si tratta della sola scena finale finale di un action movie di cui è produttrice la moglie del regista Giovanni, che ne interrompe in modo esasperante le riprese .
Il primo film di cui si inscena la regia è la storia di una sezione del PCI il cui segretario invita nel proprio popolare quartiere un circo ungherese. Per coincidenza questo arriva proprio nei giorni in cui si apprende dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica nel novembre 1956.
I fatti storici sono noti: nonostante il dissenso interno di personaggi di rilievo, come Di Vittorio o Italo Calvino che diede le dimissione, prevalse il cinico realismo politico di Togliatti di pieno sostegno all’URSS.
Nel film di Moretti ( ed è una delle poche cose che mi sono piaciute) il regista attore cambia il finale della storia.
Nella prima versione, il segretario della sezione , anche se non è convinto, difende il partito, ma roso dai dubbi, tenta di impiccarsi. Nella seconda , invece, convinto da una fervente militante della sezione, decide di dare spazio al malcontento degli iscritti. Insieme i due coinvolgono altre realtà territoriali e, a furor di popolo, Togliatti è costretto a cambiare linea. L’Unità esce con un articolo di condanna dell’invasione. Un falso dal punto di vista storico, ma almeno l’idea è originale.
C’è anche altro nel film: la crisi coniugale fra il regista e la moglie che va da un improbabile psicoanalista per trovare il coraggio di separarsi, la figlia dei due che si fidanza con un diplomatico polacco molto più anziano di lei, le trattative con Netflix e con dei produttori coreani per salvare le sorti economiche della produzione. La denuncia dell’influenza dell’economia globalizzata sulle scelte artistiche è molto sentita e convincente.
Veniamo al finale. Qui grandi fuochi d’artificio. Il richiamo a Fellini, con tutti i protagonisti che sfilano al suono della banda, è palese.
Purtroppo o sei Fellini o una sfilata con circo e compagnia danzante non è una citazione ma una scimmiottatura.
No, dai, a me è piaciuto…
Te lo avevo scritto : a me non è piaciuto proprio per le cose che a te , come morettiana convinta, sono piaciute . Forse è una critica un po’ forte, ma alcune cose le ho apprezzate anch’io il cambio di finale, la critica a Netflix e alla commercializzazione.
A proposito di Netflix e di Corea, rifatti la bocca guardandoti questa splendida serie tv: https://wwayne.wordpress.com/2023/04/02/io-e-linda/. L’hai già vista?
no, ma grazie per la segnalazione
Grazie a te per la risposta! 🙂