Il libro di Romano Onerati ” Un artigiano della musica nella Firenze del dopoguerra” edizioni Semper, mi è stato gentilmente regalato dall’anziano autore, un giorno che avevo accompagnato un amico musicista nel suo negozio di strumenti musicali e riparazioni, sommerso dai rumori di sassofoni congestionati e flauti zoppicanti.
Si tratta di un volumetto agile che piacerebbe a Duccio Demetrio e non sfigurerebbe nell’Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano di Saverio Tutino.
Con una prosa semplice ed immediata l’autore ci racconta tutta la sua vita, l’infanzia a San Frediano, la passione giovanile per lo sport, la guerra e la ricostruzione, l’apprendistato in una bottega fino alla creazione di un suo negozio che, gestito dai figli, è ancora oggi patrimonio della famiglia.
Riaffiora una “Firenze com’era” alla Pratolini con i suoi personaggi, le sue botteghe, i modi di dire ma sopratutto i suoi valori
( l’amicizia, la famiglia, il lavoro) che a stento si ritrova oggi, sommersa dal puzzo dei fast -food , ingaglioffita dal traffico e dallo smog.
Illustri letterati in svariati convegni, lectio magistralis, articoli e convegni si chiedono il perchè della scrittura e che senso abbia .
Romano Onerati alla domanda perchè un libro? si risponde che vuole lasciare un ricordo di sè all’amato nipote. E questo è quanto ed è già molto.
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