STORIA DI UNA COLONICA
Mi chiamano “Casa del Guidi”. Era il cognome della famiglia di contadini che ha abitato qui per un centinaio di stagioni.
Prima non so chi c’era e non so quando sono stata costruita. A me sembra di esserci da sempre.
Mi ricordo di bambini che diventano uomini e poi vecchi, di donne prima giovani e sorridenti e poi sempre più affaticate, le feste sotto il portico per la vendemmia, l’odore del legno bruciato ed il fumo che esce dal cammino.
Una sessantina di anni fa sono rimasta da sola. Un ultimo sbattere di porta ed un carro con sopra dei mobili. Poi più nulla.
Con il passare del tempo alcune tegole del tetto sono volate via. L’acqua si è infiltrata nelle stanze, i muri si sono infradiciati di acqua e la muffa ha invaso gli interni. Una persiana si è aperta ed ha cominciato a sbattere sulla facciata. Nel portico, fra le pietre , sono spuntate le erbacce.
Qualcuno ha tentato di entrare ma il portone con il suo catenaccio ha resistito agli assalti.
Venti anni dopo , una mattina, sono arrivati camion, betoniere e molti uomini con arnesi da lavoro.
Nell’aia hanno tirato su un palazzo di cinque piani.
Ai lati hanno costruito due strade. Alla mia destra è rimasta l’ uliveta, a sinistra altri palazzi e negozi .
Alla fine i muratori si sono concentrati sulle mie magagne. Il tetto è stato riparato, le stanze sono state bonificate e riverniciate. E’ arrivata la banda musicale: il Sindaco, fra gli applausi di una piccola folla, ha tagliato un nastro tricolore ed ha parlato dell’apertura di un centro civico.
Ora il pomeriggio non vedo più il sole, perché il palazzo davanti mi fa ombra, ma, quando le tende non sono tirate, mi diverto a spiare le scene di vita familiare che mi si rappresentano davanti come in un teatro sempre mutevole.
Il rumore delle auto è costante ma riesco ancora a sentire il cinguettio degli uccelli sugli alberi che mi sono restati attorno.
Sotto il portico ci sono di nuovo feste; nel salone dove prima c’erano le stalle , sabato pomeriggio c’è la tombola e la sera il liscio.
Sul davanti c’è sempre un gran via vai . I padroni di cani o le mamme con le carrozzine vanno all’uliveta, altri passanti si dirigono verso i negozi e tornano indietro con i sacchetti della spesa pieni.
Sulle panchine, nei giorni di sole , molti si fermano a leggere o a fumare una sigaretta. Uomini, per lo più anziani, con il giornale in mano, discutono in piccoli gruppi del tempo, di calcio, di politica.
Conosco ormai gli habituè.
C’è un uomo distinto in giacca e cravatta che gli altri chiamano Presidente. C’è il corridore, un uomo robusto e tarchiato che non ha mai freddo ed è sempre vestito con una tuta da jogging aderente. C’è una signora grassa che d’inverno sfoggia una mantella rossa ed accompagna un cane di taglia piccola a fare la sua giratina, c’è la vedova una signora magra risucchiata con i capelli tinti di giallo paglierino.
Poi c’è quello che chiamano Franco che arriva pedalando sulla sua bici “Graziella”.
E c’è il Presidente , quello finto, che è un po’ fuori di testa , ogni tanto parla da solo e si è autoproclamato Imperatore della terra. Gli altri lo chiamano Presidente per evitare di farlo agitare.
Ieri sera è arrivato il Presidente, quello vero, con un gruppetto di fedelissimi.
”Prendete la scala” ha ordinato.
Il Corridore ci si è arrampicato, è’ salito fino a metà, si è girato a guardare in basso, ha oscillato ed ha gridato al Presidente e a Franco “Ehi, attenti mi reggete?” .
“Vai tranquillo, bellino!” gli hanno risposto in coro.
Fra una finestra e l’altra, sulla facciata, ha teso un filo di luci colorate.
Il Presidente finto, che è un vero signore e non partecipa mai materialmente all’attività organizzative degli altri, ha sorvegliato tutta l’operazione in piedi, con le braccia incrociate dietro la schiena.
“Tira di più a sinistra” ha consigliato al corridore che gli ha urlato di rimando ”Che ti cheti!”
Sulla porta d’ingresso è stata appesa una stella cometa.
Via alla luce e tutto ha cominciato a brillare. La vedova ha applaudito.
Il presidente ha messo un cartello in bacheca “Domani sera cena della vigilia. Trenta euro a testa, vino e bevande incluse. A seguire liscio con l’Orchestra Romagna mia.“
“ Che bello” ho pensato “ è Natale” –
Anche le cose hanno avuto una loro vita e la raccontano volentieri ad orecchie attente…….
Sono belle le loro storie!
Sempre nuovo.