L’uomo avanza cauto, tastando, con un bastone bianco, il terreno davanti a sè. Il parco che gli è familiare e dove quasi giornalmente va a fare due passi è diventato, dopo la forte nevicata della notte, improvvisamente ostile. Sente lo scricchiolio dei suoi passi sopra la neve ghiacciata : per un attimo teme di potere scivolare. Avverte sulla pelle del viso l’aria pungente. “Peccato essere diventato cieco” pensa ” con la neve il paesaggio deve essere bellissimo” e intanto cerca di ricordarsi i posti innevati che ha visto nel corso della sua vita di prima: i rami degli alberi che , al minimo movimento, lasciano cadere una polvere bianca e leggere e il prato con le parti già rovinate da chi l’ho calpestato prima e i punti dove resiste immacolato, con solo qualche piccola impronta del passaggio veloce di un animale, un gatto, un uccellino. Sente delle grida ” dai, così non vale!” , sicuramente una battaglia a pallate di neve. Immagina quei giochi, li ha fatti anche lui da ragazzo, Si china a terra e tasta il terreno; i guanti di lana non sono impermeabili e avverte il gelo del contatto.
“Ora faccio una palla anch’io” Appogia il bastone ad un albero e mescola e rimescola fino ad ottenere una bella sfera solida . Poi la lancia nel vuoto, davanti a sè. “Spero di non prendere nessuno” pensa , con un guizzo d’alllegria, “se colpisco un passante, dovrebbe essere indulgente. Dopotutto sono solo un povero cieco”.
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