Aiuto, non respiro!


Caro il mio professorone, sono stato ad ascoltarla mentre, con i suoi modi falsamente garbati, cercava di convincere quelle pecore degli italiani a vaccinarsi e a usare il green pass, ma io non mi faccio incantare.

Io non ho paura, con il cazzo che mi faccio il vaccino e del green pass me ne frego, ne farò a meno, tanto lavoro a nero.

Pensava di impressionarmi facendosi riprendere, per questa teleconferenza con Piana News Brozzi, nel salotto di casa sua, in giacca e cravatta, con alle spalle scaffali pieni zeppi di libri? E, mi dica, li ha letti tutti o sono lì solo per fare scena?

A proposito, bella casa, complimenti, si vede che le comparsate in tv e le commesse delle case farmaceutiche rendono bene. Invece che stare sempre in televisione non sarebbe meglio che andasse a curare i suoi pazienti che, quando uno sta male per davvero, non c’è mai nessuno? Chi crede di imbrogliare? Io non avrò studiato come lei, ho smesso la scuola dopo la terza media, ma in questo periodo ho letto molti articoli su fb, su vari blog e sul Covid, so tutto quello che c’è da sapere.

Parliamoci chiaro: il Covid non esiste.

Questa faccenda del vaccino e del green pass nasconde un complotto ben più diabolico. Lei lo sa bene, non faccia finta di nulla

Lo scopo vero dei nostri cari governanti, spalleggiati da medici e giornalisti, è quello di assoggettare il popolo. Ci state abituando all’idea che la nostra libertà è legata all’obbedienza totale.

L’altro giorno sono andato al bar e ho chiesto alla barista un caffè e se potevo andare in bagno. Lei mi ha chiesto il green pass. L’ho mandata a farsi fottere, ho lasciato il caffè e sono uscito bestemmiando e sbattendo la porta.

Non siamo più liberi nemmeno di pisciare in pace.

Cosa c’entra ora la prevenzione? Io sono d’accordo con la prevenzione, figuriamoci, ma quella vera, non quella di farsi iniettare un veleno sperimentale in corpo.

Per me prevenzione vuole dire fare una vita sana: vado in palestra, da quando sono divorziato da quella sanguisuga di mia moglie, mangio da mia madre che cucina in modo tradizionale solo piatti toscani. Il Kebab pieno di mosche lo lascio ai talebani e il sushi se lo mangino i giapponesi.

Ho anche deciso di smettere di fumare: E’ stata dura, pensavo di riuscirci solo con la forza della volontà, ma non è bastata. Lo vede questo pacchetto di gomme? Sono alla nicotina, comprate in farmacia.  Quando mi viene voglia di fumare ne mastico una e mi calmo.  Sono arrivato, in questo modo, a fumare solo due o tre sigarette al giorno, ma, se appena mollo la presa, perché magari sono nervoso, da due o tre arrivo a quattro cinque, e riparte la giostra.

Purtroppo, fra i cinque e i quindici anni, ho sofferto di ’asma bronchiale, ero  allergico a tutto, alle graminacee, al cane e al gatto, alla polvere e a un sacco di altre cose. Ancora oggi sono intollerante a queste sostanze. Se sto troppo vicino a un cane o a un gatto, mi si arrossano gli occhi, starnutisco e mi prende un fastidioso prurito alla faccia. Qualche volta sento il respiro che mi viene a mancare, ma ormai ho imparato, prendo subito il cortisone e via.

Anche se non sono un dottore come lei, capisco che, nel mio caso, sarebbe meglio smettere del tutto di fumare. Comunque è una mia libera scelta, non un’imposizione di qualche legge, complice il terrorismo di certi scienziati, c’è una bella differenza, no?

Da bambino invece l’asma mi creava un sacco di problemi. Avrei voluto un cane, magari un pit bull e non ho potuto averlo, dovevo portarmi sempre dietro lo spray al cortisone e se me lo dimenticavo, mi prendeva l’ansia I compagni di scuola mi sfottevano, facendomi, a spregio, il verso dell’asmatico che sta per soffocare. Avessi avuto un pit bull, sarebbero stati più calmini.  Mi ricordo che, durante le crisi, ero travolto dal terrore, con quel fischio orribile che mi usciva da dentro il petto e la sensazione di morire soffocato.

Per un verso o per un altro ero sempre in ospedale, ma nessuno è riuscito a curarmi.

Sa che le dico, caro il mio professor Gallinori, lei mi ricorda i medici che mi visitavano a quei tempi, tutti a sfoggiare un sapere inutile e indifferenti a me, bambino impaurito, a cui dedicavano appena uno sguardo distratto, per concentrarsi sui loro fogli e sulle loro misteriose tabelle.

C’era un certo professor Belloni, stimato allergologo, il capo degli stronzi, da cui i miei mi portavano per le prove allergiche.

Anche lui usava, come lei, parole incomprensibili ed esibiva con gli adulti cordialità e benevolenza ma, quando si arrivò a fare l’esame, gettò la maschera. Alla prima puntura, mi si gonfiò il braccio e mi venne fuori un bubbone rosso e dolorante. Io scappai via, mio padre mi riportò a forza nella stanza e il professore, spazientito, mi disse di non fare tante storie e chiese ai miei di tenermi fermo, mentre procedeva, implacabile, con le sue lancette. Una vera tortura. Lui aveva il suo dannato protocollo da seguire e non aveva tempo da perdere con un moccioso ribelle di cui non gli importava nulla.

Comunque è roba passata, chissà come mai mi è tornata  in mente adesso.

Come dice? C’è un rapporto fra questo episodio e il mio rifiuto ora del vaccino? Ma non dica stronzate, questa psicologia da salotto con me non attacca. Lo vedo che mi tratta come un imbecille, inarcando le sopracciglia e scotendo la testa quando parlo.

Forse si aspettava un collegamento prestigioso con Palazzo Vecchio ed è rimasto deluso perché siamo in periferia. Noi, qui a Brozzi, parliamo schietto, pane al pane e vino al vino, ed io so quello che dico e non cambio idea.

Dal nervoso che mi ha fatto venire con le sue insinuazioni, mi è venuta voglia di fumare; ora mi prendo una delle mie gomme, così possiamo continuare.

Accidenti, che sapore strano ha questa cosa?

Non sa di menta, fa proprio schifo. Macchè Covid e Covid, l’ho tenuta troppo in tasca e si è sciupata

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