Trippa e zampa


Maledetta città bottegaia! Ieri sera con un gruppo di amici, finito un corso alla Libreria Feltrinelli in Via Cavour, abbiamo deciso di mangiare un boccone insieme. L’idea era quella di restare in centro  e cercare un vinaiolo, uno di quei locali dove puoi farti un panino al lampredotto o un piatto di trippa o di ribollita. Così, sull’onda della fame e dei ricordi stile “Firenze com’era”, siamo arrivati da “Trippa e Zampa” , in Via dei Neri. Il nome sembrava carino. Siamo entrati e, ridendo e scherzando, abbiamo ignorato lo sporco sui tavoli disadorni e sul bancone di esposizione. L’oste, come aspetto e abbigliamento, era intonato all’ambiente.

Mi ricordavo di alcune  trattorie di Firenze, quarant’anni fa, dove da studenti squattrinati, con poche centinaia di lire, si mangiavano cose da stomaci robusti ma buone. Se ne trovavano attorno al mercato centrale di  S.Lorenzo,  dietro a S.Ambrogio ( dove ora c’è il Cibreo, per intendersi) e poi c’era  la mitica “Casalinga” in Piazza S.Spirito, la più economica di tutte . Non brillavano di pulizia, il servizio non c’era, l’apparecchiatura era approssimativa ma un bel piatto di bollito o una bistecca la rimediavi con poco ed era tutto molto gustoso.

Accecata dalla nostalgia, non ho colto i primi segnali di allarme. Mentre gli altri si sistemavano ai tavoli, ho cercato il bagno. In fondo a destra, come il solito. Era in uno stato disastroso. Entrando ho intravisto di lato una specie di corte esterna con cassette di alimenti ammucchiate per terra: sembrava di essere sul programma tv di Gordon Ramsay “Cucine da incubo USA” .  Ho registrato distrattamente ( non sono mica dei N.A.S.) e sono tornata a sedermi.

Abbiamo concordato il menù e, sempre tutti allegri, abbiamo atteso fiduciosi.
C’è stato portato:

–         una ribollita che, più che ribollita, era rancida

–         trippa e lampredotto che emanavano un odore sgradevole

–         verdure strascicate anche loro maleodoranti

–         un peposo , scuro e  preoccupante.

Un silenzio gelido ha sostituito lo scambio di battute. Qualcuno più audace ha tentato un assaggio.

Si sono incrociate le prime domande perplesse “ Ma c’è l’aceto in questa ribollita” “L’hai sentito il lampredotto?”. Poi si è fatta strada la consapevolezza : nessuna portata era mangiabile.

C’è stato un giro di consultazioni: “Che si fa?” “ Andiamo via?”.Commenti incazzati.  E’ stato chiamato l’oste, qualcuno l’ha apostrofato pesantemente. Lui non si è scusato, non ha controbattuto, si è offerto di portare altre cose. Ma l’idea di quello che poteva uscire da quella cucina ci ha fatto declinare l’offerta. Siamo usciti, lasciando tutto nei piatti.  Incredibile: non mi era mai capitato che da un ristorante  si potesse uscire senza mangiare nulla e che una decina di persone si trovassero tutte d’accordo  ( roba che nemmeno i candidati alle primarie del PD al dibattito su  Sky!).

Il padrone non ci ha fatto pagare nulla ma non sembrava offeso o mortificato. Mi sono chiesta se sappia cosa vende o se, a forza di servire solo turisti, abbia perso il ricordo di come debba essere un pasto almeno dignitoso.  Il desiderio di guadagno facile ( se di questo si tratta) non  dà  diritto però di  servire alimenti probabilmente  avariati. Forse un americano o un giapponese non sanno cos’è una ribollita e magari mangiano tutto, ma correre il rischio di intossicarli mi sembra eccessivo. Vergogna!

Per consolarci siamo andati  da GROM: grande distribuzione, per non correre rischi. Il gelato era buono.

Cronaca da  Fi/renzi   17 novembre 2012

  1. riciclone

    Rivogliamo la (nostra) Firenze com’era !! Quanti bei ricordi, (come i vostri ) e che estrema tristezza oggi..
    Un caro saluto Lucia e Riccardo

  2. Che tristezza che si arrivi a perdere dignità: attirare i clienti con un nome che richiama i vecchi locali dove si mangiavano magari solo due o tre pietanze – ma erano straordinarie!
    Meno male che sono rimasti alcuni chioschi dove si consumano dei gustosissimi panini col lampredotto e simili prelibatezze!

  3. Il nome Trippa e Zampa mi sembra già macabruccio… Non buttava bene, voglio dire. Meglio allora andare dal Fagioli, corso Tintori: cucina toscana, prezzi tutto sommato abbordabili. Lo consiglio per la prossima degustazione letteraria…

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